Larry Fessenden è una delle personalità più versatili e tuttofare dell'attuale panorama indie dell'horror americano.
Infatti oltre ad essere il presidente della Glass Eye Pix (compagnia cinematografica specializzata proprio nella realizzazione di opere thriller e horror indipendenti), scrive e dirige pellicole apprezzate soprattutto dalla critica e, come se non bastasse, trova anche il tempo di interpretare ruoli da protagonista e fare qualche comparsata nei film dell'amico Ti West (tra questi ricordiamo Cabin Fever 2 e Trigger Man). In queste fugaci apparizioni il tipo non passa nemmeno inosservato perchè è pure dotato di una forte dose di carisma e il suo viso, dai caratteri scavati, non si dimentica facilmente.
In qualità di regista si è fatto notare per il suo approccio lento e ragionato e in particolare per la sua fissazione per il leggendario Wendigo, spirito indiano che trasforma gli umani di cui si impossessa in feroci cannibali. Questo mito ci viene riproposto nella storia di Sick & Bones, ottavo episodio della serie televisiva Fear Itself, creata da Mick Garris (lo stesso dietro il progetto Masters of horror).
La trama in pillole: un padre, proprietario di un ranch rurale, parte per una battuta di caccia insieme ad alcuni amici nelle zone impervie di una montagna. Mancando da 10 giorni, la famiglia è ora in preda alla disperazione e mentre uno dei due figli si prepara per andarlo a cercare, convinto che sia ancora vivo, il genitore scomparso fa ritorno a casa. Ma non è più lo stesso. Il suo aspetto infatti è ora scheletrico ed è diventato insolitamente taciturno.
In sostanza si tratta di un omaggio, concentrato in 40 minuti, a La Morte dietro la Porta di Bob Clark sebbene manchi dei vari sottotesti politici che caratterizzavano la pellicola del 1974. Qui non abbiamo un soldato che risorge dalla morte per esaudire le preghiere di una madre, ma un semplice figura patriarcale che nella sua trasformazione demoniaca fa emergere tutto l'astio e il peso della responsabilità provato nei confronti dei suoi familiari, in particolar modo del fratello segretamente geloso del suo posto e della sua realizzazione.
Ad ogni modo l'episodio funziona e allestisce discrete scene di tensione solo quando il protagonista posseduto rimane in silenzio nel suo letto comunicando all'esterno soltanto attraverso sguardi minacciosi e raccapriccianti. Finchè rimane in questo stato catatonico, anche i suoi attacchi risultano più inaspettati e di conseguenza più paurosi.
Ma quando viene dotato dell'infausto dono della loquacità, esibendosi in rancorosi (e inutili) monologhi, il ruolo ostile perde parecchio del suo fulgore e alla fine si cerca di disgustare lo spettatore con altri mezzi più facili ma meno efficaci. Considerando la destinazione televisiva e la stringata durata, Lo spirito della montagna riesce comunque ad assicurare qualche brivido ed è da preferire ai recenti lungometraggi su cannibali e dintorni. Fessenden comunque avrebbe dovuto sapere che gli antagonisti che ad un tratto si rivelano logorroici raramente risultano congeniali ad un racconto del terrore.
GIUDIZIO FINALE: 7
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