Regia: Rigoberto Castaneda
Sceneggiatura: Ed Dougherty
Interpreti principali: Amber Tamblyn, Aidan Gillen, Armie Hammer, Katie Stuart
Descrizione: Per quanto tu voglia programmarti la vita, ci sarà sempre un ascensore guasto a metterti i bastoni tra le ruote...
Film inedito
Tre diversi individui, che abitano nello stesso condominio, si ritrovano tutti insieme bloccati nell'ascensore dell'edificio a causa di un fatale guasto dello stesso. Nell'attesa dell'arrivo dei soccorsi, oltre a dover far fronte alla claustrofobica situazione, emerge un problema ancora più pericoloso legato alla personalità di uno dei tre soggetti.
CONTIENE SPOILER PIU' O MENO VELATI: LEGGERE A VOSTRO RISCHIO E PERICOLO!
La scelta di voler realizzare un film che si svolge quasi esclusivamente in un'unica locazione comporta in sé dei notevoli rischi: non si sa mai con assoluta certezza come far interagire tra loro i diversi ruoli e, pur di non soccombere all'emergenza noia, vengono attribuiti agli stessi delle azioni che tradiscono l'indole presentata in precedenza, svolta che pare pure giustificabile in una situazione estrema ma fino a non meglio precisati limiti di comprensibilità.
Fortunatamente l'opera di Castaneda non prende minimamente in considerazione simili problematiche e impedisce che affiorino nella mente del destinatario grazie ad un'ottima e indolore alternanza tra scene nel presente e flashback, mai superflui nel darci una breve rappresentazione delle vicende in sospeso che i tre personaggi hanno prima di entrare nell'ascensore. Se Blackout riesce ad essere piuttosto convincente nel suo sviluppo, il merito è dovuto anche al rifiuto di qualsiasi mania di strafare, di stupire con trovate irrazionali soltanto per il gusto di farlo senza pensare ad un giusto compromesso tra creatività e credibilità.
Anche l'immancabile colpo di scena, legato al passato di uno dei protagonisti, non sembra essere stato caricato di troppa importanza, come magari succede in altre pellicole claustrofobiche, ma, a parte essere decisamente intuibile ( o scontato che dir si voglia), arriva del tutto in maniera naturale nella successione degli eventi e ciò rivela anche tanta onestà da parte dell'autore consapevole del fatto che la semplice scoperta non avrebbe beneficiato di pompose spettacolarizzazioni.
La normalità è l'azzeccato criterio-guida della sceneggiatura: i tre soggetti coinvolti nella scomoda circostanza sono quanto di più prossimo alla realtà possiamo immaginare e gli attori sono perfettamente calati nelle rispettive parti, soprattutto la Tamblyn e Gillen, il quale sfoggia una freddezza espressiva esemplare che, se sulle prime potrebbe renderlo odioso, alla fine risulterà del tutto congeniale agli stravolgimenti narrativi.
Un ottimo esempio di comunicazione con lo spettatore è il gradevole giochetto che fa il regista nel depistarci su chi possa essere il vero pericolo umano all'interno dell'ascensore: infatti ogni individuo presenta varie ferite sul corpo quasi come se ci venissero presentati tutti come potenziali assassini. Una trovata sottile ma ingegnosa.
Per quanto riguarda i difetti, riconosco che la semplicità della storia e la mancanza di vere sorprese potrebbero non bastare allo spettatore occasionale, ma del resto bisogna anche riflettere che la terrenità e il realismo della trama sarebbero più da considerare come pregi, a prescindere dalla soggettività di un'opinione.
Altro punto a favore è la bravura tecnica del regista che sa come muoversi nello spazio più ristretto per antonomasia e riesce sempre ad essere stimolante nella rosa di inquadrature utilizzate, per non parlare della bellissima ed entusiasmante sequenza finale che vede la dipartita dell'omicida (era da un bel pò che non rimanevo sulle spine per l'incolumità e la salvezza di un personaggio).
Personalmente Blackout è una sfida vinta e averne parlato tramite questa recensione mi ha ancora di più convinto sulla riuscita dell'operazione. La visione è senza dubbio consigliata a chi ha aspettative terribilmente basse (come d'altronde le aveva il sottoscritto).
GIUDIZIO FINALE: 7
Non é male questo film.Come hai giustamente scritto,le aspettative erano sotto zero.Mi pare sia tratto dal romanzo di un autore italiano,che non ricordo al momento, e che il tutto sia frutto di una co-produzione con l'Italia.Meglio che niente.Un grande saluto Antonio!Sempre bravo.
RispondiEliminaLe tue recensioni sono sempre molto ben scritte e caratterizzate a loro volta da una "terrenità" discorsiva fluida e meravigliosamente lucida. Grazie per la segnalazione di questo film, di cui avevo sentito parlare, ma che non mi convinceva.
RispondiElimina@Belushi E' vero, anche io avevo letto che la storia era tratta da un racconto italiano, ma non ho indagato più di tanto se il dato è fondato o meno. Ad ogni modo se è davvero così, mi complimento comunque con il nostro connazionale. Grazie a te Belushi per la gentilezza e la tua presenza ;)
RispondiElimina@Psiche tu hai il difetto di essere troppo prodigo di complimenti :D scherzi a parte grazie mille e recupera pure questo blackout che in giro lo trovi con i sottotitoli italiani ;)
Ciao,
RispondiEliminavi posso assicurare che il romanzo è di Gianluca Morozzi che lessi a suo tempo (2005/2006?) e fu una piacevole sorpresa. Ancora di più mi sorprende che ne abbiano tratto un film e dal voto presumo che sia all'altezza di un romanzo breve, molto carino e ben scritto. In pipe immediatamente e molte grazie. E' sempre un piacere (per me, almeno) vedere il film di un libro letto!
Ciao Eddy e grazie per averci chiarito il dubbio sul romanzo ;) Il film a me è piaciuto perchè si mantiene piuttosto realistico per tutta la durata e spero che non ti deluda. Curioso di leggerne un tuo futuro parere!
RispondiEliminaPS stasera o domani vedrò La meute aka the Pack *_*
Thhanks great blog
RispondiElimina