mercoledì 23 giugno 2010

Recensione Harpoon: Reykjavik Whale Watching Massacre (Islanda 2009)

Regia: Julius Kemp

Sceneggiatura: Sjon Sigurdsson

Descrizione: "Non salite su quella baleniera!"

Cast: Gunnar Hansen, Pihla Viitala, Miranda Hennessy, Nae, Terence Anderson

Trama: Un eterogeneo gruppo di turisti, delle più disparate nazionalità, si imbarca per un tour d'osservazione delle balene nelle acque circostanti l'Islanda. A causa di un susseguirsi di incidenti, l'imbarcazione perde il suo capitano e i clienti vengono salvati da una baleniera con a bordo una famiglia di psicopatici. Sarà una mattanza di proporzioni oceaniche...




(Fate la conoscenza delle vostre nuove "guide turistiche")

Non aprite quella porta su una baleniera, ovvero come giocare con la fantasia senza rasentare il ridicolo, come alterare gli ingredienti di un ricetta per ottenere un composto volutamente inconsueto ma non per questo poco appetibile e da cui non trarne anche una forte dose di goduria cinematografica.
La prima regola è dunque quella di non farsi trarre in inganno dal titolo, letteralmente "il massacro reykjavikiano degli osservatori di balene", che può indurre al pregiudizio di opera qualitativamente irrilevante, di trastullo di poco valore anche per i seguaci di pellicole demenziali, volgarmente dette "trash". Harpoon è sì un film sopra le righe, ma che mantiene anche una certa coerenza di fondo, capace di sbilanciarsi e di assumere una sua precisa posizione, senza adottare l'odiosa politica delle misure di mezzo caratteristica delle pellicole anonime, che alla fine finiscono per non accontentare nessuno, smussando o alleggerendo gli aspetti più salienti.
Nella sostanza la fatica di Kemp è una creativa traslazione del Non aprite quella porta di Hooper in un contesto abbastanza originale, sebbene i terrori nautici non sia più così rari come un tempo, ma caratterizzata da quell'aura di horror esotico, irresistibile valore aggiunto di cui godono soltanto pochi esemplari capaci di mescolare elementi di diverse nazionalità, senza creare pasticci mondiali. A questo riguardo un buon esempio è l'ostello realizzato da Eli Roth. Anche se si crea un pò di confusione con tutti gli attori che cercano di parlare in inglese, non si può certo criticare l'autore per aver voluto creare, con tutte le difficoltà del caso, una realistica rappresentazione di un contesto turistico.


(Il film rivela sempre un certo interesse per l'orrido)

Girato nella città natale di Gunnar Hansen (il primo e insostituibile Leatherface), che in questo caso ha un corposo e valorizzante cameo, questo arpione riesce sempre a incuriosire e a tenere incollato lo spettatore grazie anche all'efficace lavoro di casting che, esulando dagli usuali canoni estetici, ha scelto tipologie umane di solito scartate per lavori di questo genere, come ad esempio un trio di donne in procinto di entrare nella terza età, oppure una singolare coppia di orientali in viaggio accompagnati dalla loro inserviente.
Anche a costo di risultare troppo fumettistico, il film si lascia andare a spettacolari quanto esagerati avvenimenti e scene di violenza, ma non così insistenti come si potrebbe pensare: si è optato infatti per un più idoneo crescendo di omicidi quanto più si va avanti nella visione. Si può ravvisare una certa volontà di stupire ma evitando il rischio di sembrare scadenti sorpassando limiti di decenza. Ma con la bellissima veste grafica della pellicola, dagli avvolgenti colori glaciali, è impossibile farsi una prima impressione negativa.

(la tua vita da turista attempata termina qui)

Potrà sembrare inverosimile ai più, ma nonostante tutte le accentuate peripezie che affrontano i personaggi, viene naturale provare dispiacere per la fine che fa qualcuno di essi rispetto ad altri compagni di sventure più antipatici e meritevoli di una morte truculenta. Insomma quanto ad emozioni, Harpoon rivela un'incisività inaspettata. I classici motivi che spingono gli assassini ad uccidere (il divieto di cacciare le balene e il conseguente ripiego sull'industria di souvenir), appartenenti al materiale d'ispirazione, fungono qui da meri pretesti, ma sicuramente non è su questo campo che si vuole giocare la scommessa.
Stravagante (soprattutto nei dialoghi), dinamico ma nello stesso tempo entusiasmante e intrigante, questo gioiellino islandese è tra le novità più convincenti di quest'annata. Se fosse stato indetto un concorso sull'elaborazione più originale di una trama horror tipo, Kemp l'avrebbe vinto senza alcun sforzo.

GIUDIZIO FINALE: 7,5


5 commenti:

  1. Questo me lo sono proprio perso... mi ispira davvero a palla. In recupero istantaneo!

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  2. Ma esistono dei sub inglesi o italiani?

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  3. Ah eccoti XD Sì, recuperalo all'istante...è un film sulla falsa riga di La meute! Di sottotitoli non ne ho trovati ma ti assicuro che si segue benissimo anche senza, anche perchè gli attori, essendo di varie nazionalità, parlano un inglese molto vicino al nostro (quindi senza accenti)! Per me è uno dei migliori film del 2010 ;)

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  4. mi avete messo pure a me la pulce nell'orecchio!!!

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  5. Frank, è un piacere sentirti dire questa frase! Altrimenti avrei dovuto riscrivere la recensione, visto che il fil non interessava nessuno. :D

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