Sceneggiatura: Andrew Peter Marin da un romanzo di John Holbrook Vance
Anno: 1974
Nazionalità: USA
Cast: Scott Jacoby, Pippa Scott, John Larch, Dabney Coleman, Kim Hunter
Trama: Ronald è un ragazzo problematico, senza amici e che vive insieme alla madre, l'unica sul cui aiuto può contare. Stanco delle voci che corrono sul suo conto, Ronald si macchia involontariamente di un misfatto. Alla scoperta dell'accaduto, la madre cerca di nasconderlo a tutti i costi dalle autorità perchè spera in un glorioso futuro da medico per il figlio, ma la sua ala protettiva non durerà a lungo.
INTERVISTA DI FANTASIA AD UN PERSONAGGIO DI FANTASIA
Introduzione
Un pò per compensare la mia evidente mancanza su questi lidi dimenticati, stavolta volevo proporvi qualcosa di diverso e più accattivante rispetto alla solita e boriosa recensione: una esposizione del film a mò di fantomatica intervista di questo classico ritrovato che ho avuto l'immenso piacere di guardare qualche settimana addietro. Inutile aggiungere che consiglio indistintamente a tutti di recuperare questa gemma. Il perchè di questa particolare scelta narrativa è presto detto. Ronald è uno di quei personaggi che sono presentati con tanta di quella umanità che mi è riuscito più naturale e facile farlo parlare dal vivo e dotarlo delle mie parole e pensieri piuttosto che discuterne attraverso il più gelido e distaccato discorso indiretto. Potete immaginare che per impegnarmi in una simile operazione l'immedesimazione con questa realistica, poco importa se si tratta di un parto creativo, figura umana è arrivata a livelli patologici perchè pare di conoscerla da una vita per la maniera immediata in cui entra a far parte dell'immaginario di ognuno. Tutti siamo un pò come Ronald...
TALL MAN: Benvenuto nella mia umile dimora, mio caro Ronald. Prego, puoi metterti a tuo agio in una delle mie comode tombe che trovi qui intorno. Ma prima assicurati che non sia già stata occupata.
RONALD: Ciao, ti ringrazio per l'accoglienza. Spero che per l'occasione tu abbia disattivato le tue mortali sfere volanti, almeno per la durata di questa conversazione.
TM: Non ti preoccupare, non farei mai del male ad un essere così sfortunato e disgraziato quale sei tu.
R: Devo prendere questa tua ultima affermazione per un complimento? Non ho mica i tuoi mirabolanti poteri per cambiare il mio crudele e avverso destino.
TM: Lo so, infatti stavo solo riportando la verità dei fatti. Ma passiamo ora ai fatti con la prima domanda. Inanzitutto cosa hai fatto per meritarti l'appellativo "Bad" (cattivo)?
R: E' un interrogativo che dovresti rivolgere al diretto responsabile che ha avuto la "brillante" idea per questo titolo. Per come la vedo io, penso che sia un modo, ammetto azzeccato, per mostrare quanto pregiudizio e odio, senza un valido fondamento reale, mi abbia circondato durante gli anni della mia travagliata giovinezza. Forse non te ne sei reso conto, ma tu stesso mi consideri come un mostro. Credi forse che non abbia notato nel blog la dedica nella sezione dei babau?
TM: Ostinato a vedere il bicchiere mezzo vuoto, eh? Il mio era soltanto un semplice e sentito omaggio: d'altronde dovresti sentirti onorato che ti abbia inserito nella schiera degli eroi cattivi, ma sempre eroi. Tornando a noi, guardando a posteriori, come guardi al tuo triste passato? Esponi i tuoi sentimenti a riguardo.
R: Lo sai meglio di me, la mia adolescenza è stata un'incognita perchè ero troppo impegnato a fare i conti con i miei innumerevoli traumi. Sarebbe alquanto riduttivo paragonare quegli anni ad una catena di incubi vissuti ad occhi aperti. E' come quando, ad un tratto e senza volerlo, ti fai assalire dalle preoccupazioni e pensi al più spiacevole dei futuri ipotetici e mentalmente ti autotrasporti da un'attuale condizione di agiatezza alla miseria della vita di un mendicante. Il tornado di sventure che mi ha colpito va oltre ogni possibile immaginazione; non auguro nemmeno all'essere umano più abietto il castello di sventure che mi è crollato addosso.
TM: E' indubbio che la dea della fortuna più che bendata, con te sembrava proprio che le avessero cavato gli occhi.
R: Tremenda ma giusta osservazione. Fosse per me, la parola fortuna dovrebbe essere cancellata da tutti i vocabolari. Anzi, per quello che mi è successo, devi ammettere che l'ho presa piuttosto bene, non ho idea di come si sarebbe comportato un mio coetaneo al posto mio. Poi conta anche che in quel periodo non avevo nessun supporto e nessuna conoscenza, a parte quello di mia madre. La solitudine che ho vissuto era qualcosa di maledettamente pauroso: ero diventato il fantasma di me stesso.
TM: La situazione in cui ti sei venuto a trovare, se la mia memoria non mi inganna, è piuttosto singolare. Se ti venisse concessa la possibilità di tornare indietro, avresti fatto le medesime scelte?
R: Penso proprio di sì, non avevo alternative. Volevo essere fedele alle volontà di mia madre perchè lei era l'unica persona che teneva a me e non avrebbe mai preso una decisione sbagliata tale da compromettere il mio futuro. In quel preciso istante non mi si era materializzata alcuna via d'uscita, il mio atroce destino si era già compiuto.
TM: Dalla tua storia io ho tratto la mia personale conclusione: se sei arrivato a fare certe cose, è anche colpa della considerazione che gli altri avevano di te. E' impossibile reputarti come unico artefice delle tue azioni.
R: Vedo che finalmente stiamo entrando in sintonia. Sono d'accordo con tutto quello che hai appena detto. L'unica mia ancora di salvezza nel maremoto che mi stava travolgendo era la mia casa, ma mai mi sarei potuto immaginare che successivamente si sarebbe trasformata nella mia prigione. A dire la verità nemmeno prima si poteva considerare il posto tranquillo che desideravo: troppi impiccioni e sgradite visite da parte della polizia.
TM: Forse non ci hai fatto caso, ma la sofferenza a cui sei andato incontro ti ha reso molto simile a grandi personalità mondiali tanto geniali quanto angosciate.
R: In effetti sembra quasi che ogni artista, e io stesso mi considero tale, debba vivere nella più assoluta indifferenza e incompresione da parte degli altri. Inoltre la malsana idea di farmi passare per un novello uomo nero, è stata di una crudeltà inaudita: i fautori di questo falso mito meriterebbero di passare il resto dei loro giorni rinchiusi in uno scantinato al buio.
TM: Eppure anche tu, in questa opprimente oscurità, eri riuscito a ritrovare la tua luce in una musa ispiratrice per le tue opere.
R: Già, ma da che mondo e mondo dovresti sapere che l'incontro con queste figure femminili si rivela il più delle volte deludente, e il mio caso non è stata un'eccezione alla regola. A volte sarebbe meglio evitare ogni contatto umano in modo da preservare l'alone di magia e purezza che le caratterizza. Rompere l'anonimato è stato l'inizio dei miei guai.
TM: Sei soddisfatto del film che è stato tratto dalla tua storia?
R: Che, scherzi? Assolutamente sì, soprattutto considerando la sua natura di prodotto televisivo. Magari necessitava di una durata maggiore per approndire alcuni aspetti, ma io stesso ancora non riesco a credere che sia diventato un piccolo classico del terrore, capace ora come allora, di far empatizzare gli spettatori con il mio personaggio. Se sono riuscito a scavarmi un posto nel cuore dell'appassionato, il merito è anche del credibile realismo con cui è stata costruita la mia figura.
TM: Se dico remake, mi devo preoccupare per la tua reazione?
R (sogghignando): No, anzi sarei piuttosto curioso del risultato finale e penso che, riportando all'attenzione le mie vicissitudini, ciò contribuirebbe a far riemergere quella sopita semplicità dei miei tempi, senza voler fare il nostalgico del caso. Magari vedrei bene nel mio ruolo Jesse Eisenberg, protagonista di Zombieland; abbiamo la stessa capigliatura e quell'ingenuità di fondo.
TM: L'intervista termina qui. Ti ringrazio davvero per aver messo il cuore in ogni singola parola che hai proferito.
R: E' stato un vero piacere, caro il mio becchino. Alla prossima e cerca di non tormentare troppo Mike che ne ha passate tante pure lui durante la sua infanzia.
TM: Sai che non posso prometterti niente al riguardo. Chiudi la tomba e la porta quando te ne vai. Ti faccio accompagnare da uno dei miei gnometti. A presto!
GIUDIZIO FINALE: 8/10
Bel post! Seguo sempre il tuo blog. Complimenti, continua così. (...avevi ipotizzato qualche recensione di manga... se arriveranno, saranno graditissime!)
RispondiEliminaun abbraccio
orlando
Ti ringrazio per la tua gentilezza e per la tua fedeltà... le recensioni sui manga horror arriveranno, non so quando ma arriveranno ;) A rileggerci!
RispondiEliminaEheheh, bellissima idea quella dell'intervista! Sei stato davvero bravo, non hai spoilerato e mi hai incuriosito tantissimo!
RispondiEliminaP.s. per la questione "manga", potrei consigliarti qualche chicca ;)!
A presto, becchino!
Grazie, Scream! Ti anticipo che recensirò King of Thorn, uscito di recente per la flashbook! Non male affatto ;)
RispondiEliminaKing Of Thorn? Che caso, ce l'ho in lista XD! 37 capitoli... dunque dici che ne vale la pena? Bene :)! Ricambio segnalandoti Kiseijuu e Zashiki Onna, due manga dei primi anni '90 davvero ben fatti ed allucinanti ;)! Solo che in italiano non esistono, mi sa XD!
RispondiEliminaFantastico, film stupendo! Grazie per aver levato la polvere a questo titolo altrimenti rimasto nel dimenticatoio, anzi, sottolineo per chi sta leggendo: Bad Ronald MERITA! E pensare che era solo un film per la tv... Oggi potrebbe persino accollarsi una nuova interpretazione (ovviamente non voluta dal regista), prova a pensarci: vita in una stanza, un proprio mondo, l'osservare gli altri... ci sono persone che "vivono" così, davanti ad un computer! Insomma, è un tema attuale XD! Alla prossima!
RispondiEliminaLietissimo di averti fatto conoscere questa gemma dell'horror ;)
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