domenica 4 luglio 2010

Horror a tema (2): Motel, hotel e la paura di dormire fuori casa

State affrontando un lungo viaggio stradale, per motivi di lavoro o per raggiungere la vostra meta vacanziera, e, secondo il vostro programma pieno di ottimismo, vi eravate proposti che, salvo inconvenienti, sareste giunti a destinazione alle prime luci del mattino con la consapevolezza, poco lucida, che avreste dovuto affrontare un'intera notte da insonne, con una scorta di red bull sul sedile passeggero e uno sterzo tra le mani da non muovere praticamente quasi mai (e che nei momenti di debolezza si potrebbe trasformare nel più comodo dei guanciali) e avendo come sottofondo, per colpa della vostra smemoratezza, la musica più chiassosa che vi ritrovate nel cruscotto: un cd di musica lirica, la preferita di vostro padre...

Anche se le vostre palpebre iniziano a calare come le più pesanti saracinesche mai realizzate, vi convincete gridando ad alta voce, un modo come un altro per mantenervi svegli, di saper resistere alla dolce tentazione di chiudere gli occhi e di immaginarvi nel vostro lettone matrimoniale, soffice e avvolgente come non lo era mai stato. Dopo neanche cinque minuti, ecco udire da lontano il clacson di un camion che, avvisandovi "gentilmente" che vi trovate sulla corsia sbagliata, vi strappa dalle tanto desiderate braccia di Morfeo e vi costringe a combattere nuovamente con il vostro intollerabile stato di dormi-veglia. Dopo la scorciatoia che avete preso, su "brillante" consiglio di un vostro amico, la notte sembra più buia del solito, la strada pare non avere più una sua concretezza spazio -temporale, e il paesaggio è diventato talmente ripetitivo da ricordare il fotogramma di una pellicola inceppata. Inizia ad assalirvi una certa ansia e pensieri negativi si formano nella vostra mente: vi sentite un minuscolo puntino in un universo sconfinato, spasmodica sensazione accentuata dalla mancanza di campo indicata dal vostro cellulare.



Lentamente vi rendete conto che non potete continuare a fare del male a voi stessi e a rimanere in questo preoccupante stato e quindi cercate con il vostro sguardo agitato qualche segno di un passaggio umano. Magicamente sul ciglio della strada si materializza un cartello stradale molto spartano, con la scritta intagliata su legno, indicante la presenza di un albergo, o per meglio dire una bettola, ma, pur non essendo oggettivamente convincente come pubblicità, a voi sembrerà di aver trovato un paradiso e non esitate a deviare dal vostro percorso principale e a seguire l'oscura indicazione. Se foste stati più fortunati, sareste potuti imbattervi in un insegna al neon, con la parola "no vacancy" di colore rosso fuoco con la negazione rigorosamente spenta, ma non date peso a questa alternativa più rassicurante e vi avvicinate spediti, con un coraggio inaspettato, alla stamberga che dovrà ospitarvi. Nell'ardore di vedere un volto umano e ricongiurgervi ad una dimensione sociale, non fate nemmeno caso alla mancanza di illuminazione sull'ingresso principale e osate bussare alla porta malandata e logorata dai tarli.

Dopo ben 5 minuti di attesa senza udire nessun rumore di passi dall'altra parte, sentite un rumore di ferraglia, segno che qualcuno sta agendo su una sottospecie di serratura, e poco secondi dopo, dinanzi ai vostri occhi, si spalanca con estrema lentezza la porta che rivela l'orrenda visione dell'interno: ragnatele, polvere e spazzatura dovunque, sputi con catarro sul pavimento fatto di tavole sconnesse e un inimmaginabile fetore, letale commistione di alcool e urina. La vista dell'attempato e trasandato proprietario, che si era posizionato su un lato dell'uscio, era la ciliegina sulla torta di quell'ambiente malsano e irrespirabile, ma in quel momento non riuscivate nemmeno a immaginarvi nell'azione di scappare a gambe levate: troppo stanchi e spenti cerebralmente per prendere la decisione più idonea. Non si sa come, ma di fronte a quella nausebonda figura umana, riuscite lo stesso a tirare fuori la vostra gentilezza e a chiedere una camera per passare la notte. Il ruminante gestore era incapace di pronunciare una parola comprensibile e si limitava a mormorare qualcosa con la sua voce uccisa dalla raucedine. Quest'ultimo, tirando fuori dalla giacca sgualcita un paio di chiavi viscide e, con seri problemi di deambulazione, vi accompagna per qualche centimetro verso la vostra camera. Appena entrati, non senza qualche difficoltà con l'apertura, trovate un ambiente esattamente l'opposto di quanto avevate visto prima, pulitissimo e pieno di comodità. Trovate perfino un lettore dvd di ottima marca e qualche dvd horror di cui non eravate a conoscenza. Spinti dalla curiosità iniziate a guardare:


Di Mountaintop Motel Massacre (1986) di Jim McCullough Sr. vi rimane impressa la schizzata protagonista che si diverte a spaventare e uccidere i clienti del suo motel. Non riuscite ancora a prendere sonno e quindi passate al prossimo film, anche perchè ormai siete troppo turbati per dormire:


Motel Hell (1980) di Kevin Connor vede invece una coppia di agricoltori che al posto delle solite verdure, rapisce e sotterra innocenti stranieri al fine di mostrare le loro speciali "primizie" alla prossima fiera del paese.
A questo punto vi rendete conto che il padrone ha veramente un debole per le pellicole ambientate negli alberghi e affini. La notte è ancora lunga e quindi decidete di guardare il terzo dvd. Vi capita quindi tra le mani:

Bates Motel (1987) di Richard Rothstein, chiaramente un omaggio al film Psycho di Hitchcock e al suo indimenticabile protagonista. Pensato esclusivamente per la tv, la storia narra di Alex West, amico e vicino di stanza di Norman Bates durante la sua permanenza in un istituto psichiatrico. Dopo la morte di quest'ultimo, Alex scopre di essere stato nominato erede del suo celebre hotel e decide così di rimetterlo in sesto e far ripartire gli affari. Ma strani eventi accadono tra le mura del misterioso edificio...
Rimane così l'ultimo film da vedere e decidete, per cambiare, di inserire direttamente il dvd nel lettore, senza dare un'occhiata alla copertina, così per farvi una sorpresa:


Eaten Alive (1977) di Tobe Hooper (Quel motel vicino alla palude nel nostro idioma) vi sembra più familiare degli horror precedenti.  Anche il nome del motel, Starlight, non vi suona nuovo ma decidete di rimandare a fine visione il controllo del nome con il cartello che avete trovato fuori dall'hotel. Quando arrivano i titoli di coda, vi decidete di alzarvi dal letto, culla della vostra maratona dell'orrore, ma vi accorgete di non riuscire più a muovermi e di sentire un dolore lancinante al petto. Improvvisamente la vostra bocca si riempe di un liquido dal sapore metallico: è sangue che sgorga a fiotti sia dalla vostra cavità orale che dal vostro torace. Improvvisamente sbuca dal nulla il viscido gestore dell'albergo che si posizione dinnanzi allo schermo del televisore: lentamente sul suo stagionato volto dalla barba incolta si stampa un malefico ghigno mentre vi mostra una lunga falce insaguinata, arma grossolana del vostro assassinio. Mentre gli occhi si affrettano a chiudersi di fronte a quell'atroce spettacolo, quasi a voler incitare il cuore a fermarsi il prima possibile, vi maledite per non aver visto prima la locandina dell'ultimo film della vostra miserabile esistenza...

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