giovedì 11 marzo 2010

Blood Creek di Joel Schumacher (USA 2009)

Titolo alternativo: Town Creek

Sceneggiatura: David Kajganich

Cast: Henry Cavill, Dominic Purcell, Emma Booth, Michael Fassbender, Rainer Winkelvoss

Descrizione: Tra i suoi tanti hobbies, Hitler aveva anche la passione per le arti occulte...
Nel 1936 i Wollners, una povera famiglia tedesca, su richiesta del terzo reich, accettano di ospitare, dietro lauto compenso, nella propria abitazione un professore dedito all'occulto e alla magia nera. Tardivamente i componenti si rendono conto di essere diventati le pedine di un piano diabolico che costerà la loro libertà. Di ritorno ai giorni nostri, Evan viene sconvolto dal ritorno del fratello, scomparso due anni prima durante una battuta di pesca. Armati fino al collo, i due si dirigono verso il luogo del sequestro per esigere vendetta dalle torture subite.

L'ultima incursione di Schumacher nell'horror non ha avuto di certo vita facile: informazioni di produzione centellinate, continui rimandi e indecisioni sulla data di distribuzione cinematografica, un irritante ambaradan che ha preceduto il definitivo "scarico" prima in qualche sperduta saletta americana e infine la tanto sospirata diffusione sui supporti ottici avvenuta lo scorso 19 gennaio. Insomma una serie di spiacevoli difficoltà di cui si è resa responsabile la Lionsgate Films che prosegue imperterrita nell'obiettivo di farsi una cattiva nomea per il trattamento che riserva ad alcune pellicole, tra cui l'altrettanto sfortunato Midnight Meat Train (Macelleria mobile di mezzanotte). Sebbene non abbiano intaccato le varie fasi di realizzazione, questi intoppi fanno sempre scattare un campanello d'allarme che si concretizza in qualche dubbio sull'effettiva validità dell'opera in questione e quindi ci si chiede quale arcano motivo avrebbe spinto la casa di produzione a trascurare e a trasformare nell'ultima ruota del carro questo Blood Creek (ex Town Creek): è quello che cercheremo di scoprire nel seguito di questa recensione.


Dopo un prologo in bianco e nero, unico momento di rilassato rodaggio che conferisce alla storia una discreta sfumatura storica, il film parte come un inarrestabile treno in fuga lasciando comunque spazio a repentine panoramiche sui retroterra psicologici e sociali dei protagonisti. La narrazione vuole essere più adrenalinica possibile e per questa ragione vengono tagliati fuori superflui momenti di riflessione, inopportuni come non mai visto che per tre quarti della durata l'azione si svolge nel covo del nemico. Questa velocità si riflette anche dal comportamento dei due fratelli che non meditano nemmeno per un secondo sui loro piani di vendetta ma proseguono spediti verso le insidie che il luogo del sequestro riserverà loro. Possiamo a maggior ragione segnare sulla tabella dei pregi la rapidità nella successione degli eventi.


Mal tollerando la grossolana interpretazione di Dominic Purcell, che quando apre bocca sembra ispirarsi alle reclame asmatiche di Roberto Da Crema, e nemmeno esaltandoci troppo per la fotografia dai colori troppo smorzati, si arriva infine all'entrata in scena di questo simil vampiro di stampo nazista che va incontro a varie evoluzioni, un pò come i serpenti, ogni volta che riesce a bere consistenti dosi di sangue da creature viventi. Questa figura malvagia sa come dare filo da torcere alle sue vittime e proprio sulle sue singolari arti da negromante si basano le sequenze più spettacolari e tecnicamente più rischiose da ricreare sullo schermo: come non citare la furibonda irruzione di un cavallo zombie che appena resuscitato mette a soqquadro l'interno di un casolare. Ad ogni modo la regia di Schumacher riesce quasi sempre a rendere simili frangenti ad alto tasso di intrattenimento meno artificiosi possibili, probabilmente grazie al flebile sistema di illuminazione che rende meno evidente l'inevitabile uso di computer grafica.
Questa impostazione da horror al cardiopalma se da un lato funziona per infondere più vivacità ad una vicenda che basandosi su molti elementi di fantasia non è detto che possa attrarre indistintamente tutte le tipologie di pubblico, dall'altro lascia un senso di vuoto che emerge inaspettatamente nel periodo post-visione, colpa soprattutto dell'approccio disimpegnato che richiede e che invita ad essere meno pignoli nei riguardi della sceneggiatura. Nonostante ciò l'indice di divertimento che questa opera è in grado di sprigionare rimane intatto, ma questo non basta per rendere spontanea una tipica rielaborazione mentale del "giorno dopo": si potrebbe quasi paragonare alla leggerezza di alcune letture tenute in vita dal fulgore di un abat-jour il cui ricordo scompare al successivo risveglio. Senz'altro un racconto del genere avrebbe potuto trovare la sua giusta e valorizzante dimensione nel campo dei fumetti.


Concludendo Blood Creek si può godere tranquillamente nell'ottica dello svago con adeguate aspettative e ben consci del ristretto clamore che è in grado di cagionare. Un fattore limitante questo che quasi certamente ha indotto la Lionsgate a metterlo in secondo piano destinato com'è, per sua stessa natura, al precoce oblio.

Momento clou: un cavallo zombie dissemina distruzione in preda al furore.

GIUDIZIO FINALE: 7

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