mercoledì 16 dicembre 2009

Recensione Carriers di Alex & David Pastor (USA 2009)

Regia e Sceneggiatura: Alex & David Pastor

Anno: 2009

Nazionalità: USA

Cast: Lou Taylor Pucci, Chris Pine, Piper Perabo, Emily Vancamp, Christopher Meloni

Disponibilità italiana: Sì, dvd edito da Paramount Home Entertainment
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Quattro amici, tra cui una coppia di fidanzati, sono in fuga dalla propagazione a briglie sciolte di un virus mortale che "scrive" sui corpi degli infetti la parola fine conducendo così l'intera popolazione mondiale ad una precoce estinzione. Percorrendo l'infinita strada verso un'incerta salvezza, saranno costretti a confrontarsi con dure prove morali e a ripensare e mettere da parte fondamentali valori umani.

"Il sole rigido e impassibile è incastonato nel cielo, i suoi raggi irradiano e guardano impietosi le superfici terrestri e tutti gli esseri che vivono su di esse mentre la canicola estiva soffoca perfino l'aria. Su una strada americana sfreccia un'auto con a bordo quattro giovani esemplari umani in tenuta vacanziera".

No, non è la cronaca dell'inizio di un'uggiosa giornata all'insegna del dolce far niente ed è inutile farsi ingannare dal volto dei protagonisti disteso e privo di rughe di preoccupazione. La verità dei fatti è purtroppo ben altra: il loro non è un viaggio di piacere anche se gli esigui sforzi emotivi per renderlo tale sono evidenti ed è difficile continuare a mentire a sè stessi portando avanti questa amena ma fittizia messinscena.


Da un prologo del genere, tutto ci si aspetterebbe tranne di trovarsi di fronte ad un nuovo esponente del cinema apocalittico, privo com'è di ridondanti elementi che continuano, sebbene ben consapevoli del loro ruolo relegato a mero effetto di scena, ad essere utilizzati per indicare un processo tangibile di inesorabile distruzione. Tali componenti vanno rintracciati nell'uso sproporzionato di veicoli capovolti, cadaveri freschi o avvizziti sparsi qua e là sulle strade e quanto basta di spazzatura di contorno, simboli inequivocabili del degrado in attuazione. Probabilmente siamo stati abituati troppo male se non riusciamo a fare a meno di queste suppellettili per riconoscere l'identità di una pellicola e siamo disposti ad invertire il detto" una rondine non fa primavera" se ci bastano dei simili ornamenti per farci un'idea precisa di una storia.
Carriers taglia i fili di questi vincoli e ci risparmia anche l'edonismo derivante da vertiginose panoramiche riprese dall'alto sui disastri territoriali provocati dal fatale virus, mezzo intaccabile della Provvidenza per sterminare la razza umana. E' la nuda e pura strada il luogo scelto per dare il via alla narrazione e la stessa sarà l'unica compagna che ci scorterà fino all'amaro epilogo. Per i nostri eroi non esistono rifugi sufficientemente tranquilli e sicuri che possano fornire una permanenza duratura e per questo l'orizzonte è l'unico luogo figurativo in cui vengono riposte le ultime speranze di salvezza.
A questo punto nasce una diatriba su un primato (o forse rispolvero) creativo perchè anche l'opera dei fratelli Pastor ci presenta la sua bella lista di regole di comportamento da seguire durante l'emergenza contaminazione, ma a differenza di Zombieland, la trovata non diventa mai invadente e lo stesso errore viene accuratamente scansato anche dalla voce fuori campo che non soffre mai di protagonismo. E' un cassetto dei vari pensieri del protagonista che viene aperto una sola volta per non convertirlo in un irritante ritornello.


Che la materia narrativa qui proposta non sia tra le più originali non è affatto un segreto ed in questo senso evidenti fonti di ispirazione sembrano provenire da Cabin Fever che viene richiamato, lontanamente, in una sequenza. Non si intimoriscano i detrattori di Roth animati dall'intenzione di vedere questo film: non è il caso in cui dovranno imbattersi in eventuali idiozie dei protagonisti o nella balordaggine delle loro azioni perchè non c'è ombra di tutto questo. Pur essendo costantemente avvinghiati dalle grinfie della morte, i ruoli non danno mai segno di squilibrio caratteriale risultando perfino comprensibili nelle loro condotte più estreme. Inoltre le insidie alla loro incolumità non vengono rappresentate banalmente da orde di galoppanti velocisti non morti, riunitisi casualmente per formare scorribande barbariche pronte a livellare lo stato vivente dei loro ex-simili. I due registi non scelgono di riprodurre il disagio provato dai personaggi tramite consolidate, ma depauperate meccaniche di assedio, preferiscono piuttosto tentare la carta dell'horror intimista, rivoltando come un guanto la loro guaina etica poichè è difficile rimanere fedeli ai principi del bravo ragazzo se c'è di mezzo la propria vita.



In questa desolante assenza di determinate figure antagoniste, per capire bene i connotati del nemico che si ha di fronte, basta prendere uno specchio e riflettervisi dentro. Proprio così: l'unica minaccia da cui prendere le distanze è l'essere umano stesso, incapace di affrontare la crudeltà insita nella propria condizione e che farebbe di tutto pur di mantenere vive le proprie sociali apparenze convivenziali. Probabilmente questa è la più triste verità che arrivano a scoprire i sopravvissuti nel finale, ancora più nel vedere che nel congelatore di un lido estivo i gelati, emblema di un'infanzia spensierata, sono stati sostituiti dal proliferare di insetti. Allora riusciamo a capire che il morbo di cui siamo portatori è il più atroce di tutti: il gene umano. Per questo chi riuscirà ad avere l'illusione di aver trovato la salvezza sarà proprio chi ha preso coscienza di questa inevitabile condizione e non scenderà a patti con essa, rifiutando, dopo vari tentativi, di riallacciare contatti con il proprio decadente prossimo.


A livello tecnico, il film viene valorizzato da una pertinente veste grafica che ricrea con esattezza l'afosità e la rarefazione del tempo e dei luoghi in cui è stata ambientata la vicenda. Carriers sbalordisce anche per la maniera in cui vengono rappresentati gli oggetti che sono venuti a contatto con gli infettati, sebbene tale modalità venga utilizzata un'unica volta per la durata totale del lungometraggio.



La prova del duo Pastor quindi convince e lo fa senza fare affidamento a mezzi troppo convenzionali, almeno per quanto riguarda il suo genere di appartenenza. Tutto ciò fa decisamente accendere una luce positiva sul futuro della giovane coppia di cineasti. In caso di necessità fareste meglio a dotarvi di una bustina di zucchero per addolcirvi il palato dopo la visione.

In pillole:

+ Storia introspettiva e poco consona all'azione facile;
+ Personaggi credibili;
+ Apocalisse vissuta sulla strada;
--------------------------------------------------------
- Materia narrativa non esattamente originale;
- Qualche sbadataggine nelle precauzioni dei protagonisti

GIUDIZIO FINALE: 7.5

Se ti è piaciuto questo film prova a vedere anche: The thaw, Zombieland

Opinione di Elvezio Sciallis: Carriers

9 commenti:

  1. Effettivamente non avevo fatto caso al lavoro di sottrazione sui codici che "fanno subito apocalisse" e che in Zombieland per esempio pullulano (è pure vero che quello è un mondo che si è fermato mentre tentava la fuga, questo è marcito nel letto piano piano). Ora che lo leggo comunque lo riconosco come parte integrante del fascino del film, gli dà quell'aria un po' da disastro nucleare che secondo me è anche corroborata dalla scena degli insetti. Nell'immaginario collettivo sono spesso associati al dopo-umano.

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  2. Ciao, grazie per il commento!
    Infatti, la sequenza con il pullulare degli scarafaggi e affini per me è di una struggenza inaudita che probabilmente non tutti riusciranno a cogliere. Ti dà proprio il senso che la fine è ormai arrivata e i ricordi migliori non troveranno mai più la loro corrispondenza nella realtà :(
    Meglio questa sottigliezza che quelle grandi messe in scena che non riescono più a smuovere emotivamente.

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  3. Visto qualche giorno fa.
    Bravo Antonio e, dannazione, dovrò fare i salti mortali per scrivere una recensione decente evitando quanto già detto da te...

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  4. Grazie, Elv. A me sembra che te la sei cavata anche meglio di me :D Poi ci sono tanti altri aspetti di cui avrei voluto parlare, in particolare la scena in cui la disumanità sfocia in una tipica dinamica da far west!

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  5. "in particolare la scena in cui la disumanità sfocia in una tipica dinamica da far west"

    Una delle scene più fighe e aggressive, perché è quella in cui, mirando alla sopravvivenza, si passa platealmente dall'omissione di soccorso (la modalità incarnata dal bravo-ragazzo) all'omicidio, dalla vigliaccheria alla malvagità. E' anche il momento in cui la sostanziale identità di questi comportamenti viene a galla sul piano esplicito, sia nelle immagini che nei dialoghi. La cosa che dici sul far west mi ha dato un insight, ma non so se sto "fantasticando" troppo. Nel western, la sfida con le due pistole è il supermomento di confronto, è quando capisci per cosa due uomini stanno combattendo e quanto questo "cosa" è grosso e epico. Il "cosa" di questo film, come concordiamo, è agghicciante e si capisce bene alla fine, con la storia degli insetti. Più leggo e ci penso e più mi vengono in mente cose.
    Torno a cercare la stroncatura di Trick 'r Treat, dai! Un saluto :)

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  6. Felice che ti abbia fornito questo input, quella scena è proprio il culmine del film! :D

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  7. Ottima recensione e spunti interessanti anche tra i commenti. E' vero, la scena con gli scarafaggi è molto forte ed esplicativa, ho fatto male a non rilevarla. Ripensandoci oggi, a un giorno dalla visione, credo che Carriers sia un pò troppo poco sporco, nella fotografia come nelle facce degli attori, per poter essere un (quasi) capolavoro. C'è un a sottilissima patinatura che lo sminuisce un pò, non so se mi spiego. Ciao!

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  8. Grazie mille ;) La fotografia a me piace molto, dà proprio quel senso di aridità e di temperature talmente alte da spaccare il terreno, comunque non mi pare un aspetto in grado di sminuire il valore del film, anzi tutt'altro! Saluti.

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  9. La fotografia è splendida, ero sicuro di non essermi spiegato... Solo che un film più cupo, più fosco, più sgranato, con attori (malgrado bravissimi) meno da teen movie, avrebbe reso Carriers a mio parere ancora più autoriale e potente.

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