giovedì 15 ottobre 2009

Recensione L'ULTIMA CASA A SINISTRA (Remake) di Dennis Iliadis (USA 2009)

Regia: Dennis Iliadis
Sceneggiatura: Adam Elleca, Carl Ellsworth, Wes Craven
Anno: 2009
Nazionalità: USA
Cast: Sara Paxton, Tony Goldiwyn, Monica Potter, Garret Dillahunt, Aaron Paul
Disponibilità italiana: prossimamente in dvd, per ora fruibile tramite mercato import

Trama: Mari, una provetta nuotatrice, e i suoi genitori decidono di trascorrere un fine settimana lontano dal caos urbano nella loro casa situata vicino ad un lago. Ottenuto dai suoi il permesso di uscire, la ragazza fa visita ad un'amica, Paige, e insieme si dirigono verso l'abitazione di un introverso ragazzo che ha promesso di vendere loro un pò di marijuana. A loro insaputa si ritroveranno in una pericolosa situazione risolvibile solo con la morte delle due amiche.



The last house on the left (in italiano "L'ultima casa a sinistra") è il rifacimento dell'omonimo film di Wes Craven risalente al 1972. L'originale, e marginalmente anche il remake, rientra nella categoria definita "rape & revenge", ovvero quella tipologia di horror in cui si assiste ad un atto di violenza sessuale, di norma ai danni di soggetti di sesso femminile, a cui segue un progetto di vendetta ai danni del/i carnefice/i da parte o della stessa vittima o di chi ne fa le veci.
Stranamente non prodotta dalla Platinum dunes, specializzata nell'aggiornare (leggasi deturpare) le opere del passato (a detta loro per farle conoscere al pubblico più giovane, che per loro fa rima con ignorante), questa ennesima rivisitazione è un timido tentativo di raddrizzare i binari qualitativi di questa malsana tendenza, ma, causa veri e propri atti terrostici nella scelte artistiche, si va ad inserire di diritto nella catasta delle operazioni fallimentari. E' uno di quei casi in cui, dopo averlo visto, si finisce per apprezzare maggiormente il prototipo, anche se di quest'ultimo non si era esattamente estimatori.

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Tra tutte le differenze lampanti, la prima che salta subito all'occhio è la scelta dei cattivi: se originariamente si era giustamente optato su individui che sembravano avanzi di galera, con a capo il notevole David Hess, quindi non proprio esemplari di corretta igiene personale e sanità mentale, qua invece si è preferito qualche modello scartato dai cataloghi di postal market, tipi che difficilmente suscitano ripugnanza al primo incontro. Certo, cattiveria non deve per forza fare rima con squallore estetico, ma non è accettabile cotanto dilagante ed irritante conformismo nelle decisioni prese in sede di casting. Pare alquanto strano, ma oltre al problema dell'originalità delle sceneggiature ora si deve aggiungere anche quello sull'assenza di volti che danno qualche minimo segnale di carattere. Altro aspetto, altro difetto: la personalità dei protagonisti. Non avevo mai visto tante interpretazioni incolori tutte messe assieme. I delinquenti non suscitano altra emozione oltre la pietà e non manca l'occasione per uno di loro di mostrare il suo fisico scolpito: si vede che nelle scorribande dei banditi è ammesso qualche pit-stop in una palestra.

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Le discutibili, e per niente condivisibili, modifiche effettuate sulla sceneggiatura originale fanno irrimediabilmente perdere la drammaticità che caratterizzava le situazioni più salienti del predecessore. Le tendenze oltreoceaniche di stravolgere le trame sono diventate tanto prevedibili quanto preoccupanti ed è incredibile come da una materia prima generosa di contenuti brutali si sia potuti arrivare ad un simile grado di sdolcinata scemenza. Il film con eccessiva impertinenza si autodirotta prediligendo i risvolti positivi anche quando si presentava l'occasione di fare leva sulla crudeltà più sfrenata.
Il modello primitivo non aveva di certo una storia esente da difetti: vi era qua e là qualche quadretto comico poco gradevole, ma le scene provocatorie non mancavano di certo. Nel remake invece ad un'idea coraggiosa non viene mai associata una realizzazione che avrebbe potuto renderle giustizia e tutto si riduce ad un continuo e poco intelligente andirivieni sui propri passi. Perfino la celebre scena dello stupro viene ridotta ad una passeggiata decisamente priva di pathos e molti altri momenti clou non vengono nemmeno riproposti. La trovata finale, che a dir la verità non meriterebbe nemmeno un accenno, lascia totalmente gelidi nella reazione per la sua incommensurabile gratuità.

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Non tutto però è perduto: la fotografia è opalescente, e in questo si discosta dalla metallicità delle produzioni di Michael Bay, e sporadicamente, come nell'adrenalica sequenza d'apertura, il film mostra le sue vere potenzialità e gli originari nobili scopi per una più riuscita operazione di ammodernamento. Eppure, distogliendo per un momento lo sguardo dall'insoddisfacente risultato finale, l'idea di un remake de L'ultima casa a sinistra, fin dai suoi primi annunci, era stata accolta favorevolmente perchè forse era tra i pochi horror che necessitava di un sincero aggiornamento. Il lieto fine di un film purtroppo non sempre corrisponde ad uno spettatore appagato.

Recuperate l'originale che è meglio, va...

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GIUDIZIO FINALE: 5

1 commento:

  1. Ciao Antonio. Non esistono recensioni giuste o sbagliate, ma soltanto belle o brutte, argomentate o gratuite, coerenti o sconnesse. Beh, la tua recesnione è quasi completamente opposta lla mia, ma ha tutte le 3 caratteristiche positive di cui sopra. A presto!


    Sulle facce hai ragione però...

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