domenica 18 ottobre 2009

Recensione THE LOST di Chris Sivertson (USA 2006)

Regia: Chris Sivertson
Sceneggiatura: Chris Sivertson da un romanzo di Jack Ketchum
Anno: 2006
Nazionalità: USA
Genere: Thriller
Interpreti principali: Marc Senter, Shay Astar, Alex Frost, Megan Henning, Robin Sydney, Michael Bowen
Disponibilità italiana: Sì, dvd edito da One movie Entertainment

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Trama: Ray Pye è un viziato, per non dire megalomane, 19enne che riesce sempre ad avere la meglio in tutto ciò che fa. Con i suoi modi di fare violenti e spacconi, ottiene il rispetto e il timore dei suoi amici che continuano a coprirlo mantenendo il silenzio sulle sue malefatte. Il suo dispotismo e con esso il suo equilibrio mentale inizieranno a vacillare quando capirà che il mondo non girerà mai per il suo verso.Citazione: "C'era una volta un ragazzo chiamato Ray Pye che metteva delle lattine di birra schiacciate nei suoi stivali per poter sembrare più alto"

Capolavoro! Non volevo aspettare la fine della recensione per annunciare una simile esclamazione perchè penso che senza questa indicazione, che ai miei occhi pare ancora riduttiva, sarebbe stato difficile riuscire percepire il mio entusiasmo tramite le semplici parole che da qui in poi verranno a seguire.
The Lost è stato realizzato dallo stesso regista dell'incompreso e ipnotico "Il nome del mio assassino", con lo zampino di Lucky Mckee presente tra le fila della produzione. Un appunto che mi preme farvi riguarda l'anno di uscita che guarda caso è lo stesso di All the boys love Mandy Lane. Che si tratti di un segno del destino o di una pura casualità, il 2006 è stato comunque un periodo di profonda umanità e grande ispirazione artistica.
Tornando al film, non è stato un caso che poco prima io abbia voluto riportare proprio quella citazione. La narrazione parte proprio con questa modalità ed è evidente che si vuole instaurare un rapporto diretto con l'omonimo libro di Ketchum essendone l'esplicita trasposizione su celluloide. Colpisce soprattutto per il classico preludio "C'era una volta" proprio come nella migliore tradizione delle fiabe raccontate a mò di contentino per i pargoli più irrequieti incapaci di prendere sonno autonomamente. Sapere se The Lost abbia un lieto fine o meno non è importante e non è compito mio farvelo sapere, quello che conta è viverlo intensamente alla stessa maniera in cui si viene risucchiati nella lettura del più avvincente romanzo thriller.


Già a partire dalla sequenza d'apertura si rimane ammaliati perfino dalla sbilenca camminata del protagonista, sulle note di The Pied Piper (convertita nel nostro idioma da Gianni Pettinati che ne ha realizzato una cover), un'erede del barbaro re Alarico il cui passaggio dietro di sè non lascia altro che deserti e distruzione. La storia si ripete sempre e stavolta ha preso le sembianze del furioso e dissennato Ray Pye il quale subitaneo ci presenta il suo mentale "biglietto da visita": i suoi ragionamenti, dai quali traspare una preoccupante instabilità emotiva, fanno rabbrividire e disgrazia vuole che altre due persone cadano vittima del suo vortice di follia dal quale è difficile uscire interamente illesi.
L'opera di Sivertson grida realismo da tutti i pori: nulla di cui vedremo sarà gratuito o peggio affidato al caso, bensì è la normalità a fare da guida nella messa in scena dei vari accadimenti.
Non si fraintendano però le mie parole: è il caso in cui oggettività non va di pari passo con secchezza e aridità narrativa. Per ovviare a questo problema, entrano quindi in gioco i favolosi e avvolgenti cromatismi tanto cari al regista, come ce ne ha dato prova anche nella successiva pellicola dove ha evidenziato maggiormente questa scelta stilistica.


L'immagine di sopra è una prova inconfutabile di questa inusuale direzione artistica: la ragazza ivi raffigurata rappresenta proprio la passione e quale miglior colore per descrivere questo sentimento se non con un bella tonalità di rosso accesa e suadente.
Il settore attoriale stende veramente al tappeto: oltre all'eccezionale Marc Senter che si cala così perfettamente nella parte tanto da lasciare il dubbio se dietro il ruolo vi sia realmente un'altra personalità più tranquilla e ordinaria, troviamo la musa Robin Sydney ( la stessa ritratta nella foto precedente). Solo in pochi credo siano riusciti a conferire tanta femminilità e fascino ad un personaggio che rompe lo schermo, ci prende con forza per il collo della maglietta e ci fa bruciare dal vivo per la passione che innesca. Ma il comportamento sinuoso non è l'unico mezzo attraverso il quale i modelli umani ci appaiono più veri che mai: anche un'inaspettata flatulenza vale più di mille falsi ancheggiamenti per mostrare uno spaccato di vita reale.


E' facile individuare il passo successivo che suggella pienamente il sentore di compiutezza dell'opera: dal realismo non può che derivarne l'immedesimazione e in questo il film fa il suo botto più grande. Pur riconoscendo la repellenza del personaggio, alla fine si riesce, non dico a patteggiare, ma perlomeno a comprendere le motivazioni che spingono lo squilibrato Ray a compiere una serie di efferatezze: è un tipo che pur di far valere le sue idee non si frega di niente e di nessuno, tanto meno delle pubbliche autorità. La sua distorta visione del mondo è qualcosa di paragonabile a quella di Mandy Lane; sanno entrambi di essere speciali e diversi dalla massa dei loro coetanei e riescono, anche se con mezzi differenti, a portare ai minimi termini le loro preziose convinzioni.
La freddezza che caratterizza l'ambaradan finale e lo stacco repentino dalla sequenza conclusiva, che ci lascia veramente con il cuore in gola per il turbine di intense emozioni, sono l'ennesima dimostrazione che ci troviamo di fronte ad un film leggendario, praticamente perfetto da qualunque prospettiva lo si guardi. The Lost è il ritratto della psicolabilità giovanile e in generale una storia di ordinaria follia.



GIUDIZIO FINALE: 10

1 commento:

  1. Mi spiace molto non averlo apprezzato come forse meritava. L'ho trovato molto immaturo, e la regia di pari passo, praticamente l'opposto del tuo giudizio. E dire che mi sono approcciato con le migliori intenzioni, ho degli amici che come te lo considerano un capolavoro. Alla prossima!

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