In questo intervento volevo proporvi un decalogo di consigli, che fungono anche da miei personali metri di giudizio, dedicato a tutti gli aspiranti, principianti o veterani registi e sceneggiatori che vogliono cimentarsi, affermarsi o che continuano a combattere a denti stretti nel portare avanti il loro difficile tanto quanto gratificante lavoro nel settore del cinema horror.
Sono 10 istruzioni facilmente assimibili, indirizzati soprattutto a chi non manda giù e teme il ruolo del recensore e del critico cinematografico, considerato come un impietoso detrattore sempre pronto a sparare a zero sulle opere altrui, in una clima generale di reciproca incomprensione delle motivazioni di entrambe le parti. Mi riferisco soprattutto a chi da una parte è pesantemente affetto dal morbo dell'orgoglio il quale, incapace di terminare la lettura di un'innocua disamina, corredata delle sue necessarie motivazioni, non ci pensa due volte prima di minacciare verbalmente l'opinionista di turno tirando puntualmente fuori il suo inconcludente asso nella manica:" Visto che la fai tanto facile, avrei tanto voluto vedere te al posto mio per sapere cosa avresti combinato", inaccettabile ritornello per porsi alla difesa di una posizione destinata ineluttabilmente a crollare per la sua fragilità congenita.
Dall'altra parte volevo fare anche un tirata d'orecchi a chi usa un incredibilmente ridotto ventaglio di sentenze per liquidare un film: è ora di fare una profonda pulizia nell'inquinato campo delle opinioni cestinando tutte quelle frasi fatte che non rivelano nemmeno uno spiraglio della genuinità delle proprie convinzioni. Se una serie di film persiste nel propinarci un medesimo errore, la colpa è anche di chi non riesce, o meglio non si sforza, nel trovare le parole idonee per spiegarsi con sufficienza, senza contare la mancanza di proposte valide per sopperire ad un problema. Qui di seguito il mio personale elenco di prerequisiti, in ordine sparso, che deve avere una pellicola horror per riservarsi un posto in paradiso:
1) Siate imprevedibili: non c'è cosa peggiore nel riuscire ad anticipare mentalmente tutti i futuri sviluppi di una storia. Mi rendo conto che si tratta di un discorso che riguarda principalmente l'esperienza dello spettatore ed il numero totale di film visti durante la sua vita, ma quando si scrive una sceneggiatura bisognerebbe essere consapevoli su quanti ci hanno preceduto per notare se un particolare risvolto è stato già usato in maniera massiccia. E' necessario adottare una mentalità aperta, essere sempre al corrente delle attuali tendenze cinematografiche e partire proprio da queste. Prendete esempio da Botched di Kit Ryan e date libero sfogo all'immaginazione.
Sono 10 istruzioni facilmente assimibili, indirizzati soprattutto a chi non manda giù e teme il ruolo del recensore e del critico cinematografico, considerato come un impietoso detrattore sempre pronto a sparare a zero sulle opere altrui, in una clima generale di reciproca incomprensione delle motivazioni di entrambe le parti. Mi riferisco soprattutto a chi da una parte è pesantemente affetto dal morbo dell'orgoglio il quale, incapace di terminare la lettura di un'innocua disamina, corredata delle sue necessarie motivazioni, non ci pensa due volte prima di minacciare verbalmente l'opinionista di turno tirando puntualmente fuori il suo inconcludente asso nella manica:" Visto che la fai tanto facile, avrei tanto voluto vedere te al posto mio per sapere cosa avresti combinato", inaccettabile ritornello per porsi alla difesa di una posizione destinata ineluttabilmente a crollare per la sua fragilità congenita.
Dall'altra parte volevo fare anche un tirata d'orecchi a chi usa un incredibilmente ridotto ventaglio di sentenze per liquidare un film: è ora di fare una profonda pulizia nell'inquinato campo delle opinioni cestinando tutte quelle frasi fatte che non rivelano nemmeno uno spiraglio della genuinità delle proprie convinzioni. Se una serie di film persiste nel propinarci un medesimo errore, la colpa è anche di chi non riesce, o meglio non si sforza, nel trovare le parole idonee per spiegarsi con sufficienza, senza contare la mancanza di proposte valide per sopperire ad un problema. Qui di seguito il mio personale elenco di prerequisiti, in ordine sparso, che deve avere una pellicola horror per riservarsi un posto in paradiso:
1) Siate imprevedibili: non c'è cosa peggiore nel riuscire ad anticipare mentalmente tutti i futuri sviluppi di una storia. Mi rendo conto che si tratta di un discorso che riguarda principalmente l'esperienza dello spettatore ed il numero totale di film visti durante la sua vita, ma quando si scrive una sceneggiatura bisognerebbe essere consapevoli su quanti ci hanno preceduto per notare se un particolare risvolto è stato già usato in maniera massiccia. E' necessario adottare una mentalità aperta, essere sempre al corrente delle attuali tendenze cinematografiche e partire proprio da queste. Prendete esempio da Botched di Kit Ryan e date libero sfogo all'immaginazione.
2) Evitate i luoghi comuni: Una diretta conseguenza della prima regola, è quello di fare piazza pulita di tutti gli stereotipi di cui si è a conoscenza. Volete rendere la vostra opera più interessante? Allora fateci il piacere di spremervi le meningi e di inventare qualcosa che non ricordi troppo l'incipit dei film più famosi. Siete al corrente di una miriade di pellicole che hanno per protagonisti un gruppo di giovani in viaggio su un furgoncino che si perdono nei più svariati luoghi a loro stranieri? Bene, evitate possibilmente le copie carbone; magari al posto dei ragazzi potreste mettere delle persone anziane. Cercate quindi di cambiare più elementi possibili. Un esempio a questo riguardo è il cattivo presente in -2 livello del terrore di Franck Khalfoun: non è mica l'ennesimo bifolco, rozzo e puzzone killer nelle scomode vesti di un macellaio.
3) Siate originali: Perchè insistere nel ricreare sempre le stesse situazioni? Mettetevi dal punto di vista dello spettatore che ne ha viste di cotte e di crude, ingegnatevi nell'arduo, indubbiamente, compito di stupirlo. Non riuscite a concludere un cerchio narrativo perchè vi manca il finale a sorpresa? Non state impalati al computer a fondervi il cervello. Lasciate passare del tempo e vedrete che prima o poi arriverà l'idea brillante a rendervi fieri del vostro cervello. E ricordate che originalità non fa rima con illogicità.
4) Il realismo prima di tutto: se avete velleità di credibilità, prima di far reagire un personaggio di vostra creazione nella maniera più strampalata possibile ad un particolare evento, riflettete un attimo e mettetevi nei suoi panni. In questo modo il suo ruolo diventerà più umano, gli spettatori simpatizzeranno con lui, ed eviterà di fare figure da zimbello. The Lost docet!
5) Pretendete il massimo dagli attori: strettamente collegata alla precedente, non bisogna mai tenere sotto gamba il reparto recitazione, indipendentemente se il prodotto ha natura amatoriale o commerciale. Se le interpretazioni risultano troppo artificiose, robotiche o false, bisogna insistere a rigirare la sequenza tante di quelle volte finchè non si arriva al risultato immaginato dal regista. Mai lasciar che il cast faccia di testa sua, anche se non ha alcuna competenza attoriale. Con l'impegno e un pò di buona volontà si può fare di tutto. Imparate la lezione di All the boys love Mandy Lane di Jonathan Levine.
6) Moderate lo splatter e la computer grafica: un film non deve mai essere basato unicamente su questo aspetto, soprattutto se non si dispone di mezzi sufficienti per realizzare effetti dalla resa discreta. Con una regia ispirata e virtuosa si può ovviare anche a questa mancanza.
7) Giocate con lo spettatore: non si deve mai dimenticare che dall'altra parte dello schermo c'è un essere umano volubile e sensibile che potrebbe annoiarsi da un momento all'altro se ci si dimentica completamente della sua presenza. Per tenerlo sveglio bisogna fornirgli qualche indizio narrativo in modo che possa accendere la sua mente e dilettarsi con ipotesi e costruzioni di sua creazione. Esemplare in questo senso è La Sedia del Diavolo di Adam Mason.
8) Siate essenziali e diretti: evitate le ripetizioni e le lungaggini per arrivare ad un concetto, peggio ancora con l'inserimento di scene futili ai fini della trama. Si può fare benissimo a meno di farci assistere agli amoreggiamenti tra due persone, soprattutto se troppo espliciti: è o non è un film horror quello che si vuole realizzare?
9) Completezza dell'opera: conferite la stessa importanza ad ogni fase della storia. Si sono visti casi di finali frettolosi e per questo insoddisfacenti, di prologhi tirati troppo per le lunghe oppure di parti intermedie tediose che falliscono nel compito di collegare degnamente le scene madre.
10) Mistero è il vostro secondo nome: non fate i professori del caso spiegando per filo e per segno ogni sequenza. Mantenete all'oscuro lo spettatore su alcuni retroscena della storia: se gli servite tutto sulla chiarezza di un piatto d'argento è sicuro che il ricordo della vostra pellicola verrà cancellato nel giro di pochi giorni. Lasciando libero spazio a molteplici interpretazioni, alimenterete le discussioni degli appassionati che indirettamente faranno pubblicità alla vostra opera.
Spero di non avervi annoiato troppo con questo listone o che non sia risultato troppo ingenuo, approssimativo o banale, ma ci tenevo a rendervi partecipi della modalità con cui giudico un film horror. Fatemi sapere se incautamente ho scordato qualche altro aspetto importante da tenere in considerazione. Alla prossima!
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