Per chi non lo sapesse, la Ghost House Underground è una casa di distribuzione specializzata nella pubblicazione di film horror che conta tra i suoi creatori e diretti responsabili Sam Raimi, rinomato regista della trilogia "La casa" (Evil dead), e, proprio per la presenza di questo nome di prestigio, ogni volta che la compagnia incappa in un titolo non proprio all'altezza delle aspettative, capita quasi sempre di assistere alla graduale ammaccatura della corazza che il nostro beniamino si era creato nel tempo in termini di professionalità e credibilità.
Lungi da me posizionarmi in trincea insieme al vecchio Sam poichè ancora non riesco a capacitarmi di come la sua nomea, e il semplice apporre le sue generalità sulla cover di un dvd, possa garantire sulla effettiva qualità di un lungometraggio. E non penso che sia necessariamente un male se il suo nome sia diventato così popolare da trasformarsi in un rilevante richiamo pubblicitario: fin'ora non ho sentito alcuna sorta di lamento da parte del suo portafogli. Anzi, beato lui che può vendere la sua reputazione stando seduto dietro il tavolo di un lussuoso ufficio con le suola delle scarpe in bella vista e un bel sigaro cubano, perchè no? Ma probabilmente questo non basta al nostro direttore perchè, invece di strafregarsene, ancora si preoccupa delle voci insistenti che girano sulla rete e che annunciano a caratteri cubitali la fine della sua gloriosa carriera cinematografica. Ecco spiegato il motivo del suo attuale ritorno all'horror con "Drag me tho hell" che sebbene non abbia suscitato il clamore sperato, i risultati finali al botteghino sono tutt'altro che disprezzabili. La morale della storia è che le mosse pubblicitarie possono farci credere quello che vogliono, possono gonfiare d'aria qualsiasi inezia, ma alla fine è sempre il pubblico ad avere l'ultima parola in merito. Siamo sempre noi a comandare e vi pare una cosa da poco?
Dopo questo cappellone introduttivo che voleva un pò fare il punto della situazione su quale fine può fare un nome altisonante senza sparare a zero sul marketing cinematografico, torniamo alla notizia del titolo.
Leggendo poco prima avrete capito che non sempre la Ghost House ha azzeccato i titoli giusti da distribuire: si va dall'infantile (è quello che mi vien da pensare con quel finale penoso che si ritrova) Boogeyman di Stephen T. Kay, caso eclatante a cui sono seguiti ben due sequel, al vampiresco 30 giorni di buio della promessa mancata David Slade, classico film tutta forma e niente sostanza, fino ad arrivare al fallimentare trapianto americano di due registi orientali con The messengers di Chun e Pang. La breve, per adesso, avventura cinematografica della casa di Raimi termina naturalmente con il già citato Drag che uscirà nei nostri cinema il prossimo 11 settembre.
Tra le uscite direttamente in dvd volevo invece segnalare l'italiano Il bosco fuori ( tradotto con The last house in the woods) di Gabriele Albanesi e il divertente sequel No Man's land: the rise of the Reeker di Dave Payne.
Il 6 ottobre però potrebbe arrivare l'occasione di una completa redenzione in termini di qualità dei titoli proposti: si fa notare subito la presenza di The children dell'inglese Tom Shankland, uno degli horror più belli dell'annata in corso ( e lo dico con obiettività e coscienza) e del nuovo film tratto da un romanzo del bravo Jack Ketchum The offspring.
Inutile fare pronostici sulle altre due uscite rimanenti, peraltro molto invitanti (almeno non sono remake).
Solo il tempo potrà dirci se Sam Raimi si è definitivamente venduto o se ha la dignità di guardare almeno una volta e approvare le opere che inserisce nei suoi listini.
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