martedì 3 novembre 2009

Recensione Seventh Moon di Eduardo Sanchez (USA 2008)

Regia: Eduardo Sanchez
Sceneggiatura: Jamie Nash e Eduardo Sanchez
Anno: 2008
Nazionalità: USA
Interpreti principali: Amy Smart, Tim Chiou, Dennis Chan
Disponibilità: Dvd Import edito dalla Ghost House UndergroundTrama: Melissa e Yul sono due giovani sposini in luna di miele nelle esotiche località della Cina ove assistono al caratteristico e sfavillante festival del "Fantasma Affamato", una rito atto ad allontanare i malevoli demoni della Luna. Quando la loro guida turistica si perde in prossimità di un villaggio abbandonato, la coppia, lasciata al proprio destino, scopre che la leggenda è vera e che potrebbe tramutarsi nel nuovo pasto di una frotta di infernali creature fameliche.

Eduardo Sanchez è, insieme a Daniel Myrick, regista e autore di quell'autentico fenomeno cinematografico sbocciato allo scadere del ventesimo secolo che prese il nome di The Blair Witch Project. Io non sono mai riuscito a vedere questo prodigio su celluloide e ora come ora il mio interesse a recuperarlo si è del tutto annullato. Il motivo è presto detto: odio con tutto il cuore quando un film sbucato dal nulla si tramuta in un avvenimento mediatico e tu non puoi nemmeno alzarti la mattina che subito ti si avvicina un coglione, che fino a qualche giorno fa l'horror non sapeva nemmeno dove stesse di casa e, senza nemmeno avergli fatto un minimo cenno sull'argomento, inizia a rivelarti senza possibilità di fermarlo con metodi ortodossi tutte le scene chiave del titolo in questione. E' una situazione intollerabile e la stessa cosa mi successe quando uscì il primo episodio di Saw: altro finale rovinato dal coglione numero 2.

Questa introduzione per dirvi che l'opinione che leggerete non è stata affatto condizionata da argomentazioni che tenessero conto di quel pezzo da novanta presente nella carriera del cineasta Sanchez, reo di aver introdotto quella terribile maniera di girare soggetta alla forma più acuta del morbo di Parkinson ma che almeno in quel caso aveva una sua valida scusante.


Seventh Moon difatti ricicla lo stesso stile di regia già impiegato per narrare le gesta della strega di Blair: le inquadrature traballano che è un piacere senza prendersi mai un secondo di pausa, snobbando completamente la parola stasi. L'azione viene ripresa da un punto di vista eccessivamente ravvicinato tanto che si ha l'impressione che dietro la cinepresa vi sia un bambino che non conosce il senso della misura. Le insistenti zoomate possono sì farci godere graziosità della protagonista Amy Smart ma alla lunga stancano e vanno a scapito dell'ottimale fruizione dell'opera. Quindi l'approccio registico utilizzato per filmare questa vivente leggenda cinese è sbagliato ed inutile, oltrechè ingiustificato: non è attraverso una telecamera frenetica che si incute timore allo spettatore, al massimo si potrebbe ottenere una forte emicrania.
Questa irritante manierismo ha persino reso impossibile il compito di immortalare in qualche scan le entrate in scena degli spiriti lunari e, come potete ben vedere, le immmagini in questione sono assenti.


La trama è di una linearità allarmante sia a causa del numero esiguo di personaggi utilizzati sia perchè, percorrendo un'unico e sottile percorso narrativo, si finisce per rendere più evidenti i facili trucchetti che accompagnano l'inserimento di inefficaci colpi di scena. Se uno degli interpreti principali lascia la scena senza spiegazioni durante i primi minuti del film, è normale aspettarsi un suo ritorno "ad effetto" che rende il suo ruolo più determinante ai fini della storia rispetto a come si era presentato originariamente. Sono tutti stratagemmi questi che mai come in questo caso, vista la pochezza dei mezzi, dimostrano tutti i loro limiti. Frettoloso e superficiale si rivela invece il copione che mette sulle bocche dei protagonisti frasi da "manuale" soprattutto quando si presentano situazioni pericolose che fanno vacillare l'armonia tra di loro. Per giunta la storia si permette di violare bellamente le regole che aveva introdotto poco tempo prima: tanto valeva togliere totalmente questo cruccio. Nonostante ciò la recitazione non è affatto deprecabile, risultato miracoloso dato che le varie personalità non hanno avuto la caratterizzazione che aspettavano. L'ambientazione orientale è stata sfruttata con discreta competenza anche se la già citata infelice scelta registica rende decisamente difficile godere appieno delle sue qualità paesaggistiche.

Frutto dell'ennesimo lavoro approssimativo è l'aspetto dei mostri che sembra un rimpasto di idee utilizzate in film precedenti: ricordano troppo i cavernicoli del tanto osannato The Descent e gli spettri gemelli di Mastro Lindo che scorazzavano nel remake americano di The Pulse. La redenzione della pellicola non passa nemmeno attraverso portentose scene splatter: la delusione è assicurata dall'irrilevanza delle fuoriuscite di emoglobina.
Non si riesce a capire per quale scopo sia stato concepito questo Seventh Moon che si becca la sufficienza solo ed esclusivamente per il fascinoso contesto in cui è ambientata la vicenda. A fine visione si ha l'impressione che il regista, in uno dei sui viaggi di piacere, sia stato talmente fulminato dalla bellezza della Cina che abbia voluto immediatamente trasportare i suoi indimenticabili ricordi su un lungometraggio a suo uso e consumo senza curarsi troppo del responso di un eventuale pubblico. E' una sensazione che scaturisce durante i titoli di coda quando l'elenco dei nomi viene inframezzato da suggestive inquadrature offerte con generosità dal panorama cinese. Se mai l'obiettivo fosse stato veramente questo, il caro regista Sanchez sicuramente avrebbe fatto una migliore figura con un documentario o meglio ancora con la registrazione di un video privato evitando in tal modo di far perdere ulteriore fiducia nelle sue capacità artistiche.

Il volto che meglio rappresenta la mia delusione



GIUDIZIO FINALE: 6/10

2 commenti:

  1. Ho visto The Blair Witch Project al cinema non appena uscì, spinto da curiosità procuratami dalla reazione di un caro amico (adulto, molto adulto!) che era tornato a casa dal cinema assolutamente sconvolto e terrorizzato, e aveva pronunciato la fatidica frase "Dopo la visione di questo film la mia vita non sarà più la stessa!"... e non sto "romanzando" nulla :-)
    Andai dunque a vederlo il giorno dopo, un po' teso visto che non sono propriamente "indifferente" alle pellicole horror (insomma: mi spavento, eccome se mi spavento!).
    ...e sono quasi morto di noia...
    L'hype, a mio giudizio, non era affatto giustificato, il film è men che mediocre e, a parte lo stomaco sottosopra per il traballamento delle riprese, non ho avuto un filo di spavento, neppure alla famosa "scena finale", che era pure "telefonata", come si suol dire.
    Però conosco persone che considerano TBWP un capolavoro, che si sono terrorizzate ecc.
    A mio parere il fatto che oggi sia tutto sommato un film abbastanza dimenticato la dice lunga sull'effettivo valore del film...
    NON vedrò questo Seventh Moon, comunque :-)))
    un caro saluto
    Orlando

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  2. Grazie per il commento. Hai sintetizzato magnificamente le mie ragioni per cui non sono andato a vedere TBWP. Quando un film viene accompagnato da questa massiccia pubblicità, il più delle volte si rivela solamente tanto fumo negli occhi. Non solo per il mio spirito anticonformista, preferisco di gran lunga rivolgere la mia attenzione verso un'opera sconosciuta, di cui nessuno sa nulla, e quindi da scoprire nella sua interezza e non queste fenomeni mediatici sorretti da presuntuose operazioni di promozione. Un caloroso saluto! Alla prossima.

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