sabato 13 marzo 2010

Ritorno al passato: The Sender (Regno Unito 1982)

Titolo italiano: Il messaggero della morte

Regia: Roger Christian

Sceneggiatura: Thomas Baum

Descrizione: Le memorie di un giovane suicida

Frase di lancio: I tuoi sogni non saranno più gli stessi

Cast: Zeljko Ivanek, Kathryn Harrold, Shirley Knight, Paul Freeman, Sean Hewitt

Dopo aver tentato inutilmente di togliersi la vita annegandosi in un lago comunale, un ragazzo dall'identità imprecisata viene portato in un ospedale psichiatrico dove una dottoressa, responsabile delle sue cure, decide di indagare sul suo nebuloso passato. La donna scoprirà che il soggetto in analisi ha la capacità di trasferire e far vivere ad occhi aperti i suoi terrificanti ricordi e le sue visioni di morte.

The Sender è come direbbero gli americani una vera e propria "sleeper hit", ovvero un'opera che al tempo della sua uscita passò più o meno inosservata ma che ora, grazie al crescente passaparola dei più curiosi e alla  recente ripubblicazione estera in dvd, ritorna sotto l'attenzione generale e riceve per la prima volta i riconoscimenti  che originariamente gli furono negati. E non c'era migliore occasione di inaugurare questo nuova rubrica dedicata alle pellicole del passato parlando proprio di questo gioellino misconosciuto.
Perchè tutto questo entusiasmo direte voi per un filmetto che è stato dimenticato da tutti? In primo luogo per la splendida sequenza d'apertura (che troverete a fine articolo), di un nichilismo come poche altre, che già ci fa affondare a pieno nell'insolita problematicità dello stranito protagonista. E' una scena che lascia scossi non solo per l'apaticità e la freddezza con cui si svolge la dinamica suicida, ma anche per il crescendo di musica nostalgica e l'intensità emotiva con cui il regista assesta il suo primo colpo sulla corazza dello spettatore più indifferente.


Non so voi, ma vedere per la prima volta l'interprete principale disteso su un letto di foglie autunnali lascia sempre un effetto spaesante. Dopo questo momento di grande di cinema, l'azione subisce un lieve arresto e si trasferisce tra le quattro mura di un centro per psicotici le cui insolite manie non oscurano il motivo principale d'interesse della vicenda, ovvero qual è stata la causa scatenante che ha condotto il ragazzo a fare quell'insano gesto e che continua a farlo rimanere in questo stato di completa atarassia? Una domanda questa dalla risoluzione piuttosto intricata dal momento che gli esigui indizi forniti si appellano quasi sempre alla chiave interpretativa di chi sta oltre lo schermo. Questo aspetto si rivela vincente invitando ad usare la materia grigia e a stare sempre con le orecchie tese per prelevare da qualsiasi elemento o dialogo della storia un pezzo fondamentale per sbrogliare l'inestricabile nodo dell'enigma.


The Sender non è affascinante soltanto per questo lato psicologico, ma prevalentemente per il forte senso di imprevibilità che accompagna le varie situazioni di forte impatto che propone, roba che al giorno d'oggi ci sogniamo visto che tutti gli sforzi d'immaginazione sono profusi in quella deprimente gara alla rappresentazione della tortura più cruenta. Ecco quindi che spunta la prima similitudine con Patrick di Richard Franklin per la maniera in cui la vittima si difende dalle terapie d'urto che vogliono somministrargli i dottori più impazienti nel vedere risultati. Altro punto a favore è il fatto che in certe scene non si capisce esattamente se quello che succede sia reale o frutto della fantasia, tuttavia le dosi di mistero non superano mai certi limiti di tollerabilità.


Ottime la colonna sonora e le interpretazioni di tutti gli attori, in particolare due: quella dell'allora esordiente Zeljko Ivanek, che col suo ruolo di rara irrazionalità riesce sempre a suscitare tanto disagio, pessimismo e inquietudine, e quella di Shirley Knight nella parte della madre apprensiva.
Per quanto riguarda i difetti, a qualcuno potrà sembrare troppo esile il pretesto della storia ma si può tranquillamente mettere da parte questa apparente delusione riconoscendo l'ambito puramente cerebrale della narrazione.

In poche parole l'opera in questione merita di essere dissotterrata perchè si tratta di un' imperdibile occasione d'oro per lasciarsi sorprendere ancora una volta dalla stranezza e dall'originalità delle produzioni anni '80.


GIUDIZIO FINALE: 8





Volevo porgere un sentimento ringraziamento a quelli di Kindertrauma perchè senza i loro preziosi consigli non avrei mai scoperto questa piccolo capolavoro e questa recensione non sarebbe mai nata.

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