The Hitcher di Robert Harmon e Radio Killer (Joy Ride) di John Dahl oltre al genere di appartenenza, hanno in comune una sequenza significativamente introspettiva che rende i due film gemelli e vicini spiritualmente.
Mi riferisco al momento in cui i protagonisti si prendono una necessaria pausa dall'azione adrenalinica e iniziano a riflettersi in uno specchio, occasione d'oro non solo per guardare le ferite o lo stato di shock in cui riversano ma soprattutto per scavarsi dentro, come se facessero un esame di coscienza, in situazioni che lasciano poco tempo per meditare e in cui si dimenticano perfino i connotati del proprio volto.
e reazioni sono varie: c'è chi si specchia con incredulità e tremore, non riuscendo a capire come diavolo si sia cacciato in un simile pasticcio e se caso mai riuscirà a tirarsene fuori sano e salvo e c'è chi invece ha paura di vedere il proprio riflesso, ben consapevole di non essere esattamente dalla parte della ragione, disagio interiore accentuato anche dallo stato di pulizia dello specchio. Questo per capire che i personaggi sono veramente sè stessi solo quando si guardano dritti nei proprio occhi: è un'istante in cui non possono fingere di essere quelli che non sono anche se all'esterno sono costretti, per loro precisa volontà, a recitare un ruolo al quale non si ribellano, da veri masochisti.
E voi: a parte di fronte al vostro riflesso, riuscite davvero a tirare fuori la vostra vera personalità con gli altri o vi limitate a seguire un copione che non gradite ma allo stesso tempo non intendete minimamente modificare?
(Tratta da The Hitcher)
(Tratta da Radio Killer)
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